È trascorso un anno dalle immagini che hanno raccontato al mondo intero dell’alluvione che ha colpito, cambiato, devastato la Romagna e parte dell’Emilia.

Una perturbazione eccezionale che comportò esondazione di fiumi, smottamenti, frane, ridefinizione geografica e orografica di interi paesaggi per non parlare di perdita di vite umane, danni materiali e morali a persone, animali e beni.

A un anno da questa tragedia, abbiamo cercato di capire, grazie all’aiuto del Professor Alessandro Bratti - Segretario Generale dell'Autorità distrettuale del Fiume Po-MiTE – membro del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo, cosa si sta muovendo per il ripristino degli ecosistemi e la mitigazione dei cambiamenti climatici.
In particolare focalizzandoci sull’area del Bacino del Po.

>> Professor Bratti, sappiamo che la Regione Emilia-Romagna, a seguito dell’alluvione, ha varato il Piano Speciale preliminare per la ricostruzione delle aree colpite il 23 aprile 2024. Ci aiuta a comprendere le linee guida che hanno mosso questo documento?
In attesa dell’aggiornamento della pianificazione di bacino, il Piano Speciale preliminare definisce le prime linee d’intervento di carattere innovativo e maggiormente sostenibile in epoca di cambiamento climatico, funzionali a dare più spazio ai fiumi, mediante interventi di arretramento delle arginature e di tracimazione controllata al di fuori di esse, oltreché alla gestione delle più 80.000 frane attivatesi sui territori collinari e montani.

Il Piano contiene inoltre alcuni indirizzi normativi riguardanti la pianificazione urbanistica (comportanti l’esclusione di nuove costruzioni nelle aree allagate ed in frana), la delocalizzazione degli edifici a maggior rischio e la gestione delle opere di attraversamento esistenti ed in progetto al fine di garantirne la massima compatibilità con il deflusso delle piene.


>> Possiamo definire questo piano una best practice?
L’approccio del Piano è totalmente innovativo e costituirà un precedente fondamentale in caso di eventi emergenziali che purtroppo in futuro si potranno ripetere con una certa frequenza.
L’area, infatti, dove è collocato il Bacino del Po è definita dall’IPCC un hot-spot con ben 9 tipologie di clima.

Questa situazione rende il territorio particolarmente vulnerabile. Da qui la necessità di impostare strategie difensive innovative, in cui la tecnologia gioca un ruolo fondamentale.

Le osservazioni satellitari, l’utilizzo dei droni per acquisire dati, l’applicazione della modellistica, l’ingegneria naturalistica diventano sempre di più importanti per contrastare gli eventi estremi dovuti al cambiamento climatico. 

>> Immaginiamo però che l’attuazione di un piano così ambizioso debba coinvolgere professionalità e tecniche particolarmente all’avanguardia. È quasi una sfida anche per il settore privato.
Questa nuova progettualità necessita di professionalità molto elevate e studi di progettazione altamente qualificati. Gli studi di progettazione e le imprese dovranno essere particolarmente attenti ad avere personale sempre più specializzato e aggiornato rispetto alle nuove tecnologie in campo. Ma d’altronde, la messa in sicurezza del territorio è un driver necessario per lo sviluppo di un territorio.

Così come nel secolo scorso le grandi opere idrauliche hanno consentito di strappare alle paludi e di conseguenza dalla povertà le aree della Pianura Padana, oggi le nuove tecnologie e l’applicazione delle cosiddette Nature base solutions consentiranno di rendere i territori più resilienti e quindi più sicuri per le popolazioni che vi abitano.

>> Ovviamente, il Piano Speciale Preliminare è un tassello importante di un programma più ampio, ce lo racconta?
Si, assolutamente, le strategie rientrano nel più ampio programma per l’adattamento climatico. L’Autorità a tal proposito sta portando avanti un importante Progetto Life integrato con ben 21 partners proprio per sperimentare sul campo alcuni di questi percorsi.

 

APPROFONDIMENTI

>> La documentazione relativa al Piano speciale preliminare approvato è consultabile QUI

>> Le mappe delle aree allagate e dei dissesti sono consultabili sul geoportale della regione Emilia-Romagna sono disponibili QUI

Al fine di garantire il pieno perseguimento delle finalità e degli obiettivi del Piano speciale preliminare, nel contesto legislativo vigente in materia di difesa del suolo e nelle more dell’approvazione di Varianti ai vigenti strumenti di pianificazione di bacino, l’Autorità di bacino distrettuale ha ritenuto necessario adottare, con Decreto del Segretario Generale n.32, misure temporanee di salvaguardia, per le aree allagate e per quelle interessate da fenomeni di dissesto, relativamente agli indirizzi normativi per la pianificazione urbanistica e per la delocalizzazioni/rilocalizzazioni di edifici/beni in aree a rischio ed agli indirizzi e criteri per i ponti e manufatti di attraversamento dei corsi d’acqua, esistenti e di progetto, e la loro valutazione di compatibilità idraulica.
Il Piano speciale preliminare attraverso poi una consultazione con le amministrazioni locali e con gli stakeholder potrà subire aggiustamenti e modifiche che poi concorreranno entro Giugno 2024 alla stesura definitiva del Piano Speciale per la ricostruzione 

 

Le foto dell'articolo sono di Silvia Camporesi